Per opportuna informazione segnaliamo che la Commissione europea ha pubblicato oggi, 27 giugno 2018, la relazione annuale sulla Blue Economy dell’UE che, al fine di individuare opportunità d’investimento e direttive sulla base delle quali sviluppare le politiche in questo settore, analizza lo status e i trend dei sei comparti principali dell’economia marittima all’interno degli Stati membri.
Secondo quanto analizzato dalla Commissione, quello dell’economia marittima è un settore in costante crescita che possiede un giro d’affari di 566 miliardi di € e che rappresenta l’1,3% del PIL europeo, generando 174 milioni di € di valore aggiunto e dando lavoro a tre milioni e mezzo di persone in tutta l’UE. In diversi Stati membri (Portogallo, Spagna e Belgio) questo settore ha conosciuto una notevole crescita, negli ultimi 10 anni, più della stessa economia statale, dimostrandosi particolarmente resiliente durante il periodo di crisi economica. Dal rapporto è emerso che una migliore gestione delle risorse ittiche, grazie al fondamentale apporto della P.C.P., gioca un ruolo importante nella crescita rilevata. Nello specifico, il comparto delle “risorse vive” (pesca, acquacoltura e trasformazione) è cresciuto del 22% tra il 2009 e il 2016, grazie anche alla maggior attenzione alla sostenibilità, prevista dalla P.C.P.. Tuttavia, anche i sotto-settori emergenti, quali quello delle biotecnologie e della produzione di energia eolica in mare, hanno fatto registrare un boom.
Come è noto il Regno Unito, la Spagna, l’Italia, la Francia e la Grecia possiedono le cinque più forti economie marine dell’UE. In particolare, la Spagna ospita il 20% dei lavoratori impiegati, in tutta l’UE, nel settore, seguita da Italia, Regno Unito e Grecia: questi quattro Stati membri contano, insieme, più della metà dei lavoratori impiegati in questo ambito.
La relazione, in inglese, è consultabile http://www.euroconsulting.be/wp-content/uploads/2018/06/2018-annual-economic-report-on-blue-economy_en.pdf