La flotta peschereccia italiana conta circa 13mila imbarcazioni. Secondo un’analisi Coldiretti Impresapesca, nel giro dell’ultimo quarto di secolo la marineria tricolore ha perso circa il 35 per cento dei pescherecci e quasi 18mila posti di lavoro.
Nello stesso periodo anni le importazioni di pesce in Italia sono quasi raddoppiate (+84%) passando da 582.368 tonnellate del 1993 a 1.069.343 tonnellate del 2017, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat.
LA TOP 15 DEI PAESI ESPORTATORI DI PESCE IN ITALIA NEL 2017
Paese | Tonnellate di pesce esportato in Italia |
Spagna | 235.841 tonn. |
Paesi Bassi | 57.688 tonn. |
Grecia | 49.058 tonn. |
Regno Unito | 48.928 tonn. |
Francia | 42.874 tonn. |
Danimarca | 42.234 tonn. |
Svezia | 41.449 tonn. |
Ecuador | 39.671 tonn. |
Vietnam | 37.103 tonn. |
Germania | 37.069 tonn. |
Marocco | 32.985 tonn. |
Repubblica popolare cinese | 30.940 tonn. |
India | 30.719 tonn. |
Argentina | 25.829 tonn. |
Thailandia | 22.814 tonn. |
Fonte: elaborazione Coldiretti su dati Istat
Con il fermo biologico che ha portato al blocco delle attività sulla costa del mare Adriatico (da San Benedetto a Bari), dello Ionio e del Tirreno (da Brindisi a Roma), aumenta ulteriormente il rischio di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono ugualmente operare.
Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è dunque di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Ma ci si può anche rivolgere alle esperienze di filiera corta per la vendita diretta del pescato che Coldiretti Impresapesca ha avviato presso la rete di Campagna Amica.
GLI INGANNI NEL PIATTO
Dal pangasio del Mekong venduto come cernia al filetto di brosme spacciato per baccalà, fino all’halibut commercializzato come sogliola, due piatti di pesce su tre che si consumano oggi in Italia sono stranieri ma nessuno lo sa, secondo quanto denuncia Coldiretti Impresa Pesca sottolineando che se è vero che per la vendita sul pesce vige l’obbligo dell’etichetta d’origine, al ristorante invece la provenienza di quanto si porta in tavola non deve essere indicata. Senza dimenticare che il prodotto proveniente dall’estero ha meno garanzie rispetto a quello Made in Italy.
Basta pensare al pangasio del Mekong, venduto come cernia, fino al polpo del Vietnam spacciato per nostrano o ai gamberetti del Mozambico e della Cina. Ma – denuncia Coldiretti – ci sono anche l’halibut atlantico spacciato per sogliola, lo squalo smeriglio venduto come pesce spada, il filetto di Brosme come baccalà, il pesce ghiaccio al posto del bianchetto, il pagro invece del dentice rosa, le vongole che arrivano dalla Turchia, mentre i gamberetti sono spesso targati Cina, Argentina o Vietnam, dove peraltro è permesso un trattamento con antibiotici che in Europa è vietatissimo in quanto pericoloso per la salute.
IL FALSO PESCE MADE IN ITALY
Nome vero del prodotto | Spacciato per: |
Pangasio del Mekong |
Cernia |
Halibut | Sogliola |
Squalo smeriglio | Pesce spada |
Filetto di Brosme | Baccalà |
Pesce ghiaccio | Bianchetto |
Pagro | Dentice rosa |
Vongole turche | |
Gamberetti cinesi o vietnamiti |
Fonte: elaborazione Coldiretti Impresa Pesca