AREE MARINE S.I.C. ZONE REGOLAMENTO NATURA 2000

Si è tenuta ieri sera in Roma presso il Ministero una riunione relativa alle aree marine SIC (Marine Strategy, Direttiva Natura 2000, Direttiva Habitat) alla presenza della D.G. pesca MIPAAFT e della D.G. della protezione natura e mare del Min. Ambiente.    In tale sede è stato rappresentato alle associazioni, delle imprese e dei lavoratori della pesca, la questione in oggetto,  con una ampio excursus di quello che fino ad oggi si è fatto in particolare nel confronto tra Stato e Regioni.  E’ stato ricordato che i ritardi nell’applicazione delle zone SIC a mare, nel nord Tirreno e nord Adriatico, potrebbero comportare a breve l’avvio per l’Italia della procedura di infrazione Comunitaria.   Si è parlato di un serio confronto in atto sulle problematiche che emergeranno, e che potrebbero portare ad un disequlibrio in materia di sostenibilità tra ambientale in confronto alle misure atte a sostenere l’economia (impresa e lavoro) ed il contesto sociale dei territori interessati.    La proposta fatta dalla Commissione Pesca che doveva interessare l’80% dell’Adriatico e tutto il centro nord Tirreno, è stata particolarmente smussata dagli incontri tra Regioni e Ministero dell’Ambiente, e da parte di quest’ultimo con la Commissione Pesca, riuscendo ad arrivare ad un delimitazione che ha visto una significative riduzione.

Le associazioni di categoria della pesca hanno posto sul tavolo la forte preoccupazione per i provvedimenti che si dovessero andare ad assumere, evidenziando che la protezione delle tartarughe e dei tursiopi restano un falso problema se collegati agli attrezzi ritenuti più impattanti su questi esemplari:  strascico, volanti, reti da posta e palangari.   Le risorse utilizzabili come ammortizzatori sociali per compensare la perdita di attività sarebbero solo quelle a gestione regionale del FEAMP (formazione, recupero ambientale, ecc…).    L’amministrazione della pesca ha annunciato che ogni soluzione e proposta, contrattabile con Bruxelles, va trovata entro e non oltre il 15 marzo 2019 data ultima ed improrogabile entro la quale l’Italia deve proporre la delimitazione delle zone SIC e le condizioni di attività.   La dott.ssa Giarratano D.G.  dell’Ambiente, ha precisato che qualsiasi definizione del contesto SIC, perimetrazione, attrezzi ammessi, zone di accesso controllato parziale o totale, non sono definitive ma adeguabili con il variare delle condizioni dell’habitat e dello stato delle specie a tutela.

A detta di tutti i presenti l’impatto degli attrezzi ritenti a rischio significherebbe per la pesca del Veneto e del nord dell’Emilia-Romagna un vero tracollo imprenditoriale oltre che economico.

Il tavolo ha lamentato la mancanza di attenzione verso altre condizioni e attività altrettanto impattanti, o meglio, forse più impattanti, come il cambiamento climatico, l’inquinamento del traffico marittimo, le plastiche, le collisione di questi animali con le decine di miglia di barche da diporto presenti solo nel contesto del nord Adriatico, con l’inquinamento da rumori, come la “non tutela” delle spiagge dove le tartarughe vanno a deporre uova.   Le riflessioni hanno evidenziato che si va a toccare la pesca e non altri comparti, perché i superiori interessi, ad esempio del turismo, potrebbe penalizzare comparti di maggiore interesse economico.  Si sacrifica la pesca per non toccare altri comparti economici.   I rappresentanti dei due ministeri hanno però evidenziato che nel contesto MIPAAFT queste problematiche non possono essere trattate e debbono essere sollevate su diversi.

Il direttore gen. della pesca ha rassicurato le rappresentanze sindacali della produzione ittica (imprese e lavoratori) sulla possibilità di contrattare con la Commissione un provvedimento a penalizzazione minima, alla luce della attenta lettura dell’art. 4 del Reg. UE 1967/2006, in quanto le restrizioni sull’operatività sono collegate e ristrette al solo comma 1 e 4 e nel caso dell’Alto Adriatico la mancanza di posidonia a fanerogame non permetteranno l’applicazione di restrizioni, resta un secondo aspetto quello della tutela delle specie a protezione a causa dell’impatto dell’attrezzo, su questo aspetto lo stesso direttore si è detto tranquillo sulla possibilità di trovare una soluzione o via di uscita, per una più contenuta perimetrazione dell’area, per la valutazione della concentrazione della specie target in certi periodi dell’anno, e per l’utilizzo di attrezzi modificati a minore impatto, ecc….

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *