COMMISSIONE PESCA DEL PARLAMENTO EUROPEO REGOLAMENTO “OMNIBUS” e RAPPORTO TONNO

  • TONNO: il relatore parlamentare on. Werner Kuhn ha presentato i risultati della riunione annuale ICCAT. Ha sottolineato come negli ultimi 50 anni le attività dell’ICCAT abbiamo permesso un risanamento degli stock presi in analisi ed ha quindi valutato positivamente il lavoro svolto. Erano presenti all’incontro  portoghese Paesi non aderenti all’Unione quali USA, Canada, Brasile, e diversi paesi dell’Africa atlantica, per dare il significato dell’importanza delle decisioni ICCAT. La problematica era quella di trovare quote ragionevoli, soprattutto per quanto riguarda il “tonno rosso” e “tonno albacora”.  Anche “tonno pinne gialle” e “tonno obeso” sono stati anche oggetto di discussione, così come la gestione di diverse specie di “squali” e la situazione ritenuta critica del “pesce spada” nel Mediterraneo. Per la prima volta verrà introdotta una quota nel Mediterraneo per il “pesce spada”, in modo che tale stock possa svilupparsi. La posizione e l’operato della Commissione è stato giudicato in modo positivo dalla Commissione Pesca del Parlamento europeo. Al contrario, la posizione italiana sostenuta da alcuni parlamentari e dalla delegazione della DG pesca del MIPAAF, che ha ritenuto prematura la decisione sulle quote è dichiarata non entusiasta dei risultati della riunione. Inoltre, per quanto riguarda il “pesce spada”, l’intenzione della Commissione sembrerebbe quella di voler accelerare l’applicazione del piano di gestione mediterraneo dello “spada” (che normalmente entra in vigore 6 mesi dopo l’adozione) e ciò ha generato preoccupazione.    La Commissione che ha relazionato in sede di PE ha dichiarato che l’ICCAT ha svolto un ruolo di estrema importanza. Per quanto riguarda il “pesce spada”, la questione è molto controversa e misure, ritenute draconiane, dalla ns. delegazione, sono state proposte ed adottate, basandosi su dati scientifici che dimostrano che gli stock di “pesce spada” si trovano in una pessima situazione di tenuta. Sono state proposte una serie di misure tecniche e una TAC, per valutare quali risultati si raggiungono con le misure tecniche e poi una produzione progressiva della TAC.  A febbraio è previsto un accordo sulla TAC e di seguito le quote verranno distribuite, agli Stati e da questi regolamentati con le proprie flotte.  Le misure entreranno in vigore a 6 mesi dalla chiusura della riunione a meno che non vi sia un accordo su tempi ristretti, di cui al momento non si hanno notizie. Resta aperta la problematica dell’applicazione delle quote di contenimento dello catture di “pesca spada” nel Mediterraneo in particolare nei confronti di quei Paesi non aderenti all’Unione e che in questo momento sfuggono ad ogni possibilità di regolamentazione.

 

  • PESCA SOSTENIBILE: gli onorevoli Europei hanno proceduto al voto degli emendamenti presentati al Progetto di Relazione sulla proposta di regolamento relativo alla gestione sostenibile delle flotte da pesca esterne, che abroga il regolamento (CE) n. 1006/2008, dell’on. Linnea Engstrom.  Il testo sarà votato nella plenaria di febbraio.  Tale progetto di relazione prevede che le flotte da pesca esterne avranno bisogno di un’autorizzazione da parte dello Stato di bandiera per pescare nelle acque frontaliere a quelle territoriali dei Paesi dell’UE;   tale autorizzazione sarà necessaria per tutte le flotte da pesca, comprese quelle parte degli “accordi di partenariato” per una pesca sostenibile e/o autorizzazioni dirette o indirette private negoziate con uno Stato Terzo. Le autorizzazioni si baseranno su una serie di criteri comuni di eleggibilità che lo Stato di bandiera dovrà verificare. Tali criteri includeranno:
    • Informazioni amministrative sulla flotta e sul capitano;
    • Un numero di identificazione unico dell’Organizzazione Internazionale Marittima (IMO);
    • Una licenza di pesca valida;
    • Verifica che tale flotta non sia inserita nelle liste delle imbarcazioni che praticano pesca illegale.

Sarà predisposto un registro pubblico contenente informazioni sulla flotta.    Le barche che nei due anni precedenti alla richiesta di autorizzazione hanno lasciato il registro dell’Unione e cambiato bandiera, e successivamente siano tornate nel registro UE, riceveranno autorizzazione solo laddove lo Stato di bandiera abbia verificato che la flotta non pratichi attività di pesca illegali in un Paese non-cooperante o Paese terzo che permette pratiche di pesca non sostenibili.

 

 

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