ACQUACOLTURA: VIDEO CONFERENZA SULL’ALLEVAMENTI ITTICI SOSTENIBILI

Si chiude oggi con una video-conferenza, da palazzo Rospigliosi in Roma, in collegamento con 12 sedi regionali il progetto realizzato nel contesto dal Programma Nazionale Triennale per la Pesca e l’Acquacoltura 2013 – 2015, denominato MITILICOTURA, un progetto che mira all’evoluzione dell’impresa ittica per permettere ai nostri allevatori di operare nel rispetto dei valori etici per la salvaguardia dell’ambiente.

Le attività messe in campo da COLDIRETTI-Impresapesca, in questo progetto, hanno avuto come scopo la comunicazione e la divulgazione di tecniche di produzione non ancora diffuse sul territorio nazionale che salvaguardano maggiormente l’ecosistema e nel contempo preservano anche la sostenibilità economica delle aziende.

Nello specifico l’obiettivo principale che si è voluto raggiungere è stato quello di verificare e testare una tecnica di mitilicoltura ecocompatibile, ancora poco conosciuta nel Mediterraneo ma ben impiegata nei paesi del nord Europa e in Nuova Zelanda, definita in “corda continua”, che prevede l’uso di materiali biodegradabili e tessuti ecocompatibili (come ad esempio la cotonina) al posto del comune polietilene, del nylon o delle altre plastiche non decomponibili, impiegate nella fabbricazione delle cosiddette “calze” o “reste” in cui vengono inseriti e accresciuti i mitili negli impianti di allevamento.

Per tale attività Coldiretti si è avvalsa del supporto di AQUATEC SRL, azienda veneta di mitilicoltura, propria associata, che da poco tempo si à affacciata a questo nuovo tipo di impianto e che giorno dopo giorno lavora per affinare la tecnica e ottimizzare la produzione in corda continua.

Relativamente agli aspetti di natura tecnica, inerenti la fase di ricognizione delle tecnologie esistenti nell’ambito della mitilicoltura a basso impatto ambientale, ci si è avvalsi della competenza e la professionalità del CNR-ISMAR, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze Marine[1] per quanto ha riguardato l’individuazione delle possibili tecniche di miglioramento dell’impatto ambientale della mitilicoltura, delle attrezzature e dei materiali esistenti più idonei alla realizzazione di un impianto pilota, presenti in questo documento.

Secondo quanto riportato dal Piano Strategico Nazionale per l’Acquacoltura l’Italia, attraverso la mitilicoltura, produce i due terzi della produzione acquicola comunitaria della specie di mollusco bivalve Mytilus galloprovincialis, comunemente denominato cozza o mitile.

La mitilicoltura ha una consolidata tradizione sul nostro territorio e negli ultimi decenni del secolo scorso si è assistito al passaggio da una coltivazione costiera, nell’ambito di lagune e stagni, a quella in mare aperto (offshore). Gli impianti in mare aperto sono situati in zone con fondale che varia da 10 a 30 m circa, in presenza di correnti leggere (minori di 2 nodi) e di adeguato trofismo e le regioni maggiormente produttrici di mitili sono Puglia, Emilia-Romagna, Veneto e Sardegna, a seguire Marche, Friuli Venezia Giulia e Liguria.

Uno dei principali problemi nel quotidiano espletamento delle pratiche a mare in questi vivai riguarda lo smaltimento delle reti di plastica utilizzate nel ciclo produttivo che spesso, in fase di lavorazione, vengono disperse in mare in grandi quantità, a causa del moto ondoso, del vento, della negligenza degli operatori a bordo, ecc., senza essere smaltite in modo adeguato e divenendo così una vera e propria emergenza ambientale. La perdita di tonnellate di pezzi di reti di plastica sta infatti causando un danno irreparabile all’ambiente e ai fondali marini.

Dal rapporto del progetto DeFishGear, Marine litter assessment in the Adriatic & Ionian seas, promosso dalla UE, risulta che le reti utilizzate nella molluschicoltura compongono il 2,43% dei rifiuti marini trovati sulle nostre spiagge e l’8,4% dei rifiuti sul fondo del mare, raggiungendo il 7° posto nella classifica dei primi 20 rifiuti trovati sulle spiagge e il 3° posto tra quelli trovati sul fondo del mare.

Pertanto la diffusione di tecniche di mitilicoltura differenti, che utilizzano materiali sostitutivi, compatibili con l’ambiente e in grado di ridurre al minimo tale danno, permette di limitare l’impatto ambientale che le reti di plastica hanno sull’habitat marino e costiero in cui sono ubicati gli impianti. L’uso di tessuti ecocompatibili e biodegradabili, utilizzati in sostituzione delle tradizionali plastiche per legare e contenere i mitili ai filari degli impianti offshore, potrebbe realmente risolvere facilmente tale problema.

Tutto ciò però senza perdere di vista il fatto che tali sistemi e innovazioni devono necessariamente possedere una certa sostenibilità economica per le imprese di acquacoltura che diversamente non potrebbero raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale auspicati, attraverso la conversione dei propri impianti. La possibilità concreta di applicare le tecnologie indicate, ritenute le più idonee, negli impianti esistenti sul territorio, è stata pertanto verificata per valutarne l’adattamento al contesto produttivo del settore ittico nazionale, stimando anche termini e costi dell’investimento.

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