La laguna di Marano e Grado rappresenta il territorio lacustre più settentrionale del Mar Mediterraneo, si estende su di un bacino acqueo di circa 16.000 ettari e si sviluppa per circa 32 km in lunghezza e 5 km in larghezza, compresa tra i delta dei fiumi Tagliamento e Isonzo. L’area lagunare è delimitata a Nord da un argine perilagunare, oltre il quale si sviluppa la piana alluvionale della Bassa Pianura Friulana, che è stata completamente bonificata nel tempo. Ben sei lidi separano le lagune di Grado e Marano dall’Adriatico, lidi che in realtà sono delle isolette di lunghezza variabile tra 1 e 6 km, per una larghezza di 1 o 2 km, separate fra loro dalle bocche dei bacini lagunari. Procedendo da Ovest verso Est si succedono le isole di Martignano e Sant’Andrea per la parte maranese della laguna e Buso, Morgo, Grado per quella gradese. In laguna sfociano ben sei fiumi, tra i quali c’è lo Stella, la foce del quale è stata definita come Riserva Naturalistica e la cui oasi viene salvaguardata dal 1979. In laguna è presente anche la Riserva della Valle del Canal Novo, una vecchia valle da pesca che si estende per 35 ettari. La laguna di Marano e Grado è un sito di ineccepibile bellezza paesaggistica, ricco di fauna e flora di rilevante valore naturalistico, impreziosito dalla presenza dei tipici casoni, costruzioni fatte di canne di bambù e legno, che vengono tutt’ora utilizzati dai pescatori locali e in alcuni casi anche per l’ittiturismo. Di lunga tradizione la pesca in laguna che in pieno Adriatico della flotta maranese e gradense, dove il pescato giornaliero appena sbarcato nelle locali marinerie veniva trasportato dai pescivendoli a bordo di biciclette attrezzate, a dorso d’asino o con carretti, attraverso vie sterrate, verso i paesini dell’entroterra friulano.
Centenaria e ricca è la storia del rapporto tra le popolazioni lagunari e le proprie acque, che ha permesso nel corso dei secoli di elaborare diversi mestieri della pesca, con l’ausilio di un gran numero di attrezzi di prelievo. Ricordiamo la pesca coi grasiui, di sicuro il più antico in laguna, dove delle reti da posta a sacco venivano posizionate in acqua nel periodo primaverile e in quello autunnale, grazie ai quali si pescavano varie tipologie di pesce e crostacei. Caratteristica anche la pesca con la canara, sistema utilizzato per la cattura del cefalame, dove il pesce veniva indirizzato verso le reti previo averlo spaventato con il battimento dello “sbordon” sull’acqua. Inoltre, veniva utilizzata anche la passelera, che ad intuito si utilizzava per la cattura di sogliole e passere a mezzo di reti da posta. Citiamo il parangal per la pesca di anguille, passere, gò e, infine, il cogol ossia una nassa innescata con granchi sminuzzati e schille per catturare tipicamente il gò.
La pesca in laguna per lungo tempo è stata effettuata con dei piccoli barchini, che permettevano degli spostamenti giornalieri agli operatori dalla terra ferma agli impianti, dove erano posizionate in genere delle reti da posta o allevamenti di vongole. Con l’avvento del motore a scoppio, la flotta lagunare si è evoluta ed ha permesso il proficuo inizio della pesca marittima. Per quest’ultima si operava al tempo con una coppia di cocce volanti che trainavano delle reti pelagiche a strascico per la pesca del pesce azzurro, che a loro volta avevano soppiantato la storica pesca alla saccaleva con le tipiche sardellere. Altre tipiche imbarcazioni friulane sono le lampare, che nelle notti con assenza di luna riescono ad attirare il pesce verso le reti a mezzo del richiamo della luce emessa da lampade, che all’inizio venivano alimentate a legna, poi ad acetilene e per finire alle attuali fotocelle elettriche. Completano la flotta lagunare le draghe idrauliche, dedite alla pesca di vongole di mare e laguna.
La flotta lagunare dell’area in esame presenta un andamento costantemente in decrescita nell’ultimo decennio, con un deciso calo nell’ultimo anno. Nel 2011 risultano iscritte alle marinerie locali dell’area di studio 349 imbarcazioni, con un calo delle stesse del 10,7% nell’ultimo anno. C’è da rimarcare che a queste barche si associa una discreta quota di barchini asserviti agli impianti lagunari. L’andamento della stazza totale della flotta lagunare nella serie storica 2000‐2011 è del tutto simile a quella della composizione della flotta vista su, anche in questo caso in decisa decrescita nell’ultimo anno. Nell’ultimo anno, secondo il Fleet Register, si sono registrate in totale 1.694 tonnellate di GT. A questo tonnellaggio si associa un calo relativo annuale pari al 6,6%. Altro parametro preminente della flotta delle marinerie di Grado e Marano L. è la sua Potenza Motore, che nella serie storica considerata presenta un andamento che non si discosta dai precedenti. La potenza motore che è stata registrata nel 2011 è stata complessivamente pari a 22.866 kW e a questo dato corrisponde una decrescita annuale pari allo 7,6%.
Altri parametri costitutivi della flotta, che è possibile rilevare, sono la lunghezza complessiva e media delle imbarcazioni, dove per quest’ultima si evidenzia un valore univoco di 8,7 metri per entrambe le marinerie in esame. In merito all’età media delle imbarcazioni, quelle di Grado presentano un valore di 31,3 anni, mentre quelle di Marano L. hanno mediamente 33,4 anni. Questi dati dimostrano in maniera lampante l’obsolescenza della flotta lagunare friulana.
Infine, gli operatori marittimi proprietari delle 349 imbarcazioni componenti la flotta lagunare friulana presentano una dotazione complessiva di licenze di pesca pari a 966: tra queste c’è una netta preponderanza di quelle che prevedono l’utilizzo degli attrezzi da posta, dei palangari e delle reti da circuizione. La variazione annuale del numero di licenze vede un cale delle stesse pari al 3.3% rispetto a quello rilevato per il 2010.