GORO

Le marinerie di Goro e Porto Garibaldi rappresentano due dei principali fulcri della pesca marittima dell’Emilia Romagna.

Goro sorge, nel corso del XVIII secolo, su di un lembo di terra lungo l’argine destro del ramo sud del fiume Po. Nasce come centro doganale di confine, utilizzato nel ‘700 per le attività ittiche e come rifugio dei pescatori. Originariamente l’area portuale era situata nella foce del Po dell’antico ramo Gaurus, ma in seguito la stessa viene trasferita nella zona interna della Sacca di Goro, con conseguente grande impulso all’economia locale fino a trasformare questa marineria in una delle più importanti dell’Alto Adriatico. Originariamente i pescatori della Sacca si concentravano sulla tradizionale pesca in laguna, mentre pochissimi di questi erano quelli che praticavano la pesca dei molluschi, tra l’altro non molto richiesti dal mercato di quell’epoca. Il dopo guerra segnò per Goro un momento di forte crisi dell’economia ittica, infatti molti furono indotti ad abbandonare la pesca ed a concentrarsi sulle opere di bonifica che coinvolsero questo territorio. Una buona parte dei pescatori locali si dedica alla pesca tradizionale, in genere di cefali, latterini, anguille, spigole, orate, sogliole e passere, mentre solo una minoranza di pescatori invece si dedica alla pesca d’altura.

Goro

Porto Garibaldi, in origine conosciuto con l’appellativo di Magnavacca, che stava ad indicare una vasta area di terra priva di colture, deve oggi il suo attuale nome al ricordo dello sbarco di Giuseppe Garibaldi avvenuto il 3 agosto del 1849. La località di Porto Garibaldi, situata tra la foce del Reno e quella del Po, è posizionata a ridosso delle rinomate valli di Comacchio ed è da decenni una conosciuta realtà regionale per la pesca del pesce azzurro. Questi territori fondarono il loro sviluppo quasi esclusivamente sull’acqua e la pesca e, in particolare, nell’età longobarda, grazie alla sua favorevole posizione, fu un importante centro di traffici commerciali con le varie regioni dell’Impero.

Ma i traffici comacchiesi si scontrarono ben presto con gli interessi della nascente potenza di Venezia, con la stessa che in due occasioni riuscì a penetrare a Comacchio, saccheggiandola, incendiandola e distruggendo gli impianti esistenti. Furono periodi di forte crisi per la città, superati in seguito grazie all’intervento dello Stato Pontificio, che fu artefice della sua rinascita urbana ed economica. Anche l’ultimo conflitto bellico causò momenti di difficoltà per queste terre, infatti Porto Garibaldi fu completamente distrutta e ricostruita, con una successiva lenta ripresa.

Oggi è una località balneare nota specialmente per i suoi ristoranti tipici e raffinati, dove si mangia a base di pesce di mare e di valle.

La produzione ittica locale vede come protagonista indiscussa la anguilla, ma sono presenti anche branzini, sogliole, cefali, orate, passere e latterini, tutti catturati con un tipico metodo di pesca di valle chiamato lavoriero. Esso è uno strumento molto antico, ma ancora efficiente e fondamentale per la pesca di valle, perché consente, nel caso specifico, di catturare le anguille, separatamente dagli altri pesci, durante le loro migrazioni a mare. Ha una struttura cuneiforme, formata da una serie di bacini comunicanti ed installata nei canali di comunicazione tra la valle o la laguna ed il mare, che fa convergere il novellame in passaggi obbligati, sempre più stretti, dove la cattura è più facile.

La pesca nell’area tra Goro e Porto Garibaldi, oltre che in mare viene effettuata anche in valli e lagune, operata da una flotta locale che si è adeguata di pari passo con le attività di pesca usualmente in corso.

Quindi, alla comune flotta marittima si affianca una corposa flotta di V categoria, ossia le piccole barche o barchini asserviti agli impianti che producono molluschi bivalve.

In particolare, a Goro troviamo un’alta concentrazione di piccole barche, dedite in prevalenza alla pesca a strascico praticata nelle vicinanze della Sacca di Goro, oltre ai barchini asserviti agli impianti di mitilicoltura e venericoltura; si tratta di una flotta di bassa stazza e potenza motore che generalmente lavora sotto costa. Diversamente, a Porto Garibaldi la pesca è prevalentemente praticata con imbarcazioni a strascico o a volante, che si spingono più lontano dalla costa e quindi si tratta di pescherecci di stazza e potenza motore maggiori rispetto a quelli presenti a Goro.

In linea con quanto succede per l’intera flotta marittima dell’area Alto Adriatica, anche quella della marineria di Goro si è di fatto quasi dimezzata dal 2000 ad oggi. Nel 2014, secondo i dati del Fleet Register, si contano 270 barche che, se confrontate con quelle presenti al picco del 2001 (468 unità), evidenziano una rapida discesa della flotta del 42,3%.

La stazza totale della flotta marittima di Goro, definita in GT (Gross Tonnage), inevitabilmente evidenzia lo stesso andamento di quella visto in precedenza per la consistenza. Dal confronto col picco avutosi nel 2001 (2.176 GT) con le attuali 1.245 GT, si rileva una calo nel periodo analizzato del 42,8% e del 4,0% nell’ultimo anno.

Altro parametro importante della flotta di Goro è la Potenza Motore, espressa in Kilowatt (kW). Di pari passo con la consistenza e la stazza viste sopra, anche la Potenza Motore presenta un trend in continuo calo nel periodo considerato.

Nel 2001 si partiva da 28.453 kW e per arrivare alle attuali 15.326 kW, che portano ad una perdita nel periodo del 46,1% e del 4,5% rispetto al 2013.

Analoghe considerazioni valgono per la marineria di Porto Garibaldi, in quanto anch’essa subisce un forte calo dal 2000 ad oggi. Nell’ultimo anno, secondo i dati del Fleet Register [3], si sono rilevate solo 66 imbarcazioni che, se confrontate con le 114 presenti nel 2001, registrano un calo della flotta nel periodo pari al 42,1%. Ma a differenza di quanto avvenuto con la flotta di Goro, quella di Porto Garibaldi non presenta un trend in continua discesa. Infatti, nel 2010 e 2011 il numero delle imbarcazioni è aumentato (sebbene di poche unità), ma già dagli anni successivi la flotta ha ripreso il suo andamento decrescente, con un incisivo salto in negativo tra 2013 e 2014, dove il numero di barche è sceso di 10 unità (-13,2%).

Stesso andamento negativo visto su per il numero di imbarcazioni lo si riscontra anche per la stazza complessiva della flotta di Porto Garibaldi. Tale trend è conseguenza diretta del calo del numero di barche visto precedentemente. Dal confronto dell’ultimo dato (1.536 GT) col picco avutosi nel 2001 (2.853 GT) si rileva una perdita di stazza nel periodo analizzato del 46,15%, mentre solo nell’ultimo anno il calo è stato del 9% netto.

In linea con le considerazioni fatte in precedenza, anche per la curva della Potenza Motore si assiste allo stesso trend. Nel 2001 si partiva da 18.907 kW, per poi arrivare alle attuali 11.620 kW e ciò ha determinato un calo di potenza nel periodo in esame del 38,5%, mentre rispetto al dato del 2013 la decrescita annua rilevata è stata del 10,1%.

In generale, l’andamento decrescente, sia della flotta di Goro che di quella di Porto Garibaldi, può essere interpretato come la conseguenza dell’applicazione delle normative comunitarie tese al riequilibrio tra lo sforzo di pesca e le disponibilità delle risorse che, insieme all’aumento dei costi operativi ha portato numerosi operatori ad abbandonare l’attività, anche approfittando degli incentivi previsti in materia di ritiro definitivo.

Di seguito si sono presi in considerazione, sempre dai dati Fleet Register, altri parametri tecnici caratterizzanti la flotta marittima di Goro e quella di Porto Garibaldi. Le imbarcazioni classificate come palangari fissi in genere operano anche con altri sistemi di pesca alternativi a quello dichiarato nel Fleet Register.

Successivamente la flotta marittima delle due marinerie è stata ripartita in base all’attrezzo di pesca utilizzato prevalentemente ed è risultato che a Goro sono le reti da posta a presentare il maggior numero di unità nautiche, come quelle da strascico per Porto Garibaldi (rispettivamente 130 per la prima e 46 per la seconda). La lunghezza complessiva della flotta di Goro è pari a 2.329 metri, tale parametro registra un lieve ribasso annuo dell’2,6%; mentre la lunghezza della flotta di Porto Garibaldi è pari a 901 metri, con una perdita annua del 12,9%, decrescita molto più rilevante rispetto a Goro ed imputabile alla maggiore diminuzione annua di natanti. Le barche mediamente più lunghe sono quelle impegnate nella pesca con reti a strascico (11,7 m per Goro e 15,3 m per Porto Garibaldi), anche se a Goro la maggiore estensione delle imbarcazioni è appannaggio delle draghe idrauliche.

La GT totale della flotta è pari a 1.245 GT per Goro e 1.536 GT per Porto Garibaldi, in calo rispettivamente del 4,0% e 9,0% rispetto il 2013. Da notare che la GT media più consistente è quella delle imbarcazioni a strascico con 30,3 GT per Porto Garibaldi, mentre a Goro a primeggiare sono le turbosoffianti (13,0 GT). Questi dati evidenziano appieno le diverse tipologie di pesca dei due porti, quello di Goro maggiormente indirizzato alla pesca costiera mentre quello di Porto Garibaldi più propenso alla pesca più distante dalla costa. La Potenza Motore della flotta è pari a 15.327 kW per Goro e 11.619 kW per Porto Garibaldi, in calo rispettivamente del 4,5% e 10,1% rispetto al precedente anno. E’ evidente la vetustà delle imbarcazioni di Goro, con un’età media generalmente sopra i 25 anni, mentre risultano di più recente costruzione le imbarcazioni di Porto Garibaldi che presentano un’età media al disotto dei 25 anni, ad eccezione di quelle a strascico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *