VIAREGGIO

Viareggio

La storia di Viareggio è una storia di uomini dalle origini umili, che hanno saputo con il duro lavoro trasformare una landa paludosa e malarica in una città ridente, nota in tutto il mondo come la “Perla del Tirreno”, capitale indiscussa del turismo estivo, della mondanità e del carnevale d’Italia e d’Europa.
Una storia di lotte contro le avversità della natura, d’ingegno, di tenacia di lavoro, e in questa storia ricopre un ruolo determinante l’attività della marineria, che ebbe il suo momento di massimo sviluppo nell’Ottocento.
Se dai documenti d’archivio si apprende che nel Seicento nasce l’attività marinara, l’arte della costruzione navale si svilupperà molto tempo dopo, quando Maria Luisa di Borbone, Duchessa di Lucca, il 2 ottobre 1819, decretò la costruzione della prima darsena, l’attuale darsena Lucca, per assecondare “le molteplici istanze presentateci per la costruzione dei bastimenti nel porto di Viareggio e per la facilità di vararli, mancando in quel porto le attrezzature per una mano d’opera sì rispettabile e di tanto interesse per quella numerosa popolazione”.
Il primo costruttore di bastimenti fu Valente Pasquinucci che già nel 1809 aveva allestito, insieme al calafato Pasquale Bargellini, la tartana “San Pietro”. Poi iniziarono l’attività di costruttori navali Carlo Pasquinucci (figlio di Valente), Stefano e Giovanni Bargellini.

Dopo il 1860, i cantieri si moltiplicarono, specialmente per opera di Achille ed Alessandro Raffaelli, di Lorenzo Bargellini, di Lorenzo Benetti e dei fratelli Codecasa.
La costruzione dei velieri si sviluppò subito con grandissimo prestigio, grazie all’opera intelligente ed all’estro creativo di Gino Benetti e Fortunato Celli, il popolare “Natino”, che si fece notare per l’eleganza degli scafi tanto che i suoi bastimenti sono entrati nella leggenda.
Ne è rimasto suggestionato anche lo scrittore Mario Tobino che nel romanzo “Sulla spiaggia e di là dal molo” gli dedica un racconto, preceduto da questi versi: “Costruisti, Natino, i bastimenti più belli, freschi e superbi in ogni mare, avevano il soffio delle anfore greche”.
Lo storico lucchese Salvatore Bongi, in una pubblicazione del 1865 ha scritto: “La navigazione e la pesca sono le principalissime occupazioni degli abitanti di Viareggio… gli audacissimi e valorosi marinai di Viareggio si conducono in qualunque parte del Mediterraneo, e non manca l’episodio di qualche barca viareggina che abbia osato affrontare l’Oceano e spingersi fino all’estrema America, ed in generale Viareggio è da considerarsi, piuttosto che un vero porto di mare, un semenzaio di marinai”.
Una marineria nata dall’intelligenza e dal coraggio di uomini che con le loro imprese suscitarono ammirazione di tutto il mondo e che, nel 1898, fece esclamare l’Ammiraglio Costantino Morin: “in Italia ci sono ormai pochi marinai, e questi marinai sono viareggini”. Un altro aspetto dell’attività marinara viareggina, che ha fatto parlare di se, è quello dei palombari che nella ricerca dei tesori degli abissi non ebbero rivali e che con le imprese dell’”Artiglio” scrissero pagine di storia diventate leggenda.
Oggi l’eredità marinara viareggina è stata acquisita nei moderni cantieri che hanno raggiunto un altissimo livello qualitativo nella costruzione navale da diporto, pregevole ed apprezzata in tutto il mondo e in quella di imbarcazioni altamente specializzate, frutto di una continua ricerca della perfezione stilistica e di una sempre più avanzata tecnologia.
Queste storie di mare, di venti e di vele rappresentano la “memoria” di Viareggio, un patrimonio che la città conserva e valorizza, diffondendone la conoscenza, nel Museo della Marineria da poco istituito nei locali dell’ex Mercato Ittico, sul lungo canale in prossimità della darsena Toscana.
Un Museo che conserva un patrimonio storico e culturale che illustra le radici e l’identità di Viareggio e dei suoi abitanti.

Il  porto di Viareggio ad oggi possiede 134 imbarcazioni di cui 84 dedite alla pesca artigianale e 49 allo strascico.

VIAREGGIO PORTO

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